Storia del Comune

La storia di Boschi Sant'Anna
Storia completa di Boschi Sant'Anna La Grande Guerra

Posizione e origini

Il bosco di Porto ( antica piantina )Al margine sud-orientale della Provincia di Verona, nel breve tratto in cui essa confina con quella di Padova, esisteva fino a qualche secolo fa un bosco conosciuto come “bosco di Porto” o, secondo locuzioni latineggianti contenute in documenti tardo-medioevali “nemus Porti” o “nemus magnum Porti” situato ad est di Porto, toponimo del centro di Legnago posto a sinistra dell’Adige. Verso la fine del 1400 il bosco si estendeva su una superficie di quindici chilometri quadrati circa e comprendeva tutto il territorio che oggi forma il Comune di Boschi Sant’Anna, che da questa caratteristica ha preso il nome, ed era riserva di legna per la Repubblica Veneziana.
A testimonianza di ciò, oltre al nome del paese, rimangono quelli della località Boschi San Marco, e di alcune località circostanti, come Oni, Ronco, che prendono il nome da varietà di piante.

Antichità ed epoca Romana
Nei pressi di Boschi Sant'Anna scorreva anticamente il fiume Adige, che abbandonò la zona con la storica "Rotta della Cucca" del 589: le inondazioni e il conseguente ristagno d'acqua sul territorio in seguito alla rotta diedero la possibilità al bosco di svilupparsi sul terreno.

Il bosco di Porto che, a cavallo del fatidico anno 1000, sta coprendo con alberi ed arbusti la terra già dominata per lungo tempo dalle acque dell’Adige.
In epoca romana per il territorio di Boschi, allora già parzialmente bonificato, passava una strada romana, la via Vicinalis, che collegava le attuali Ostiglia ed Este, come testimoniano alcuni reperti ritrovati nel territorio.
Ai fenomeni di natura alluvionale che sconvolsero l’assetto dato dai Romani al territorio del quale ci occupiamo, si accompagnarono invasioni ed avvenimenti tali da rendere incerti i confini delle terre appartenenti ai comitati di Verona, Vicenza e Monselice.

Un compilcato periodo storico
Il bosco di Porto seguì le vicende di questa località che, a sua volta, fu legata fin dai primordi al toponimo di Legnago, anche se i suoi abitanti promossero e sostennero ripetutamente l’autonomia amministrativa fino a che pervennero alla costituzione di una sola comunità, accordo sanzionato dal Senato Veneto il 12 dicembre 1582.
E’, pertanto, verosimilmente supporre che il bosco abbia seguito le vicende di Porto sin dal dominio longobardo (anno 568).
Il Regno Longobardo cadde, infatti, a seguito della conquista di Verona e di Pavia, avvenute rispettivamente nel 773 e 774, e l’instaurazione del Regno dei Franchi, da parte di Carlo Magno, mentre nella zona più bassa era in corso il consolidamento dei terreni riemersi dopo la già citata “rotta della Cucca” fatta risalire, come si disse, al 589, ma le cui disastrose conseguenze furono rimarginate nell’arco di secoli, in altre parole, fintanto che le acque dell’Adige non ebbero un nuovo corso.
Dopo l’anno 1100 la giurisdizione di Legnago Porto fu assegnata al Vescovo di Verona: il 17 maggio 1145 Papa Eugenio III emanò la bolla “Piae postulatio voluntatis” nella quale confermava al Vescovo veronese i suoi possessi e giurisdizioni su Porto e Legnago già concessi dagli imperatori romani, mentre, con atto 3 novembre 1184, l’Imperatore Federico Barbarossa concedeva ad Ogniben, Vescovo di Verona, Porto e Legnago ordinando che in dette località non si costruissero fortezze di muro, di pietra, non si facesse mercato, non si ponessero consoli o potestà senza il volere del vescovo medesimo al quale, ed ai suoi successori, concedeva in tutte le corti suddette ogni giurisdizione e comando di banno, fodro, toloneo, ripatico, erbatico, selve, boschi, cacce, campagne, acque correnti, alberghi e tutto ciò che spettasse alla dignità regale.
Nel 1217 Norandino, Vescovo di Verona, cedette i suoi diritti alla comunità stessa in cambio della somma di quindicimila lire veronesi e del diritto di decima sui beni rinunciati, il cui ricavato sarebbe stato destinato all’acquisto di terre, ed altro.
Nel 1377 il bosco fu concesso da Antonio I e Bartolomeo II della Scala, figli illegittimi di Cansignorio e Signori di Verona, alla famiglia Dal Verme. Poi con decreto 2 agosto 1387, fu dichiarato feudo imperiale di Venceslao IV, eletto Re di Boemia e di Germania, alla morte del padre Carlo IV, senza mai conseguire l’investitura da parte dell’Imperatore.
Dopo una breve appartenenza al Ducato dei Visconti (1390 – 1404), Brunoro ed Antonio II della Scala, successi al loro padre Guglielmo, assunsero il potere per appena un mese, durante il quale, con atto 27 aprile 1404, concessero nuovi privilegi ai legnaghesi, fra i quali figurava quello di usare gratuitamente il legname tagliato nel bosco per riparare il ponte.
Tramontate l’influenza viscontea e l’effimera riapparizione degli Scaligeri, un tentativo di riaffermazione effettuato dai Carraresi, guidati da Francesco III, che però fu sconfitto dai Veneziani, il 24 giugno 1405, Verona si arrese alle truppe di Venezia, tre mesi più tardi, il 9 settembre 1405, Legnago seguirà la stessa sorte.

Il dominio veneziano e la guerra di Cambrai
Alla fine del trecento una serie di guerre in terraferma che videro la Serenissima repubblica prevalere sulle signorie locali, sbaragliando i Carraresi di Padova, gli Scaligeri di Verona, il Patriarca filo-imperiale di Aquileia e persino i potenti Visconti di Milano.
Con la sottomissione a Venezia dei Veronesi, resa solenne da una fastosa cerimonia svoltasi in Piazza San Marco il 12 luglio 1405, alla quale fece seguito la dedizione dei Legnaghesi avvenuta il 24 settembre 1405, il territorio sul quale si era sviluppato il bosco, entrava a far parte dei possedimenti veneziani e vi rimaneva fino alla caduta della Repubblica nel 1797, tranne una parentesi verificatasi durante la guerra di Cambrai.
E' in questo periodo che già si estinguerà il bosco, a causa proprio della guerra di Cambrai, per i gravi danni prodotti dagli eserciti contrapposti e dalle impellenti necessità finanziarie che costrinsero la Repubblica a lottizzarlo e a venderlo a dei patrizi che, in tempi successivi, lo ridussero a terreno coltivabile.

Napoleone e il Regno d'Italia
Nel 1806, con la pace di Presburgo, Boschi Sant'Anna entrò a far parte del Regno d'Italia Napoleonico e due anni dopo, il comune perse la propria autonomia, venendo aggregato a Legnago, già sotto il dominio francese dopo il trattato di Campoformio.
Solo nel 1815 con il Congresso di Vienna, Boschi Sant'Anna riottenne la propria autonomia.
Nel 1928, per ragioni amministrative venne unito al comune di Bevilacqua formando il nuovo comune di Bevilacqua-Boschi, soppresso nel 1948 e ridiviso nei due vecchi originari comuni.


torna all'inizio del contenuto